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architetto
1897-1967
1977 <br>Una giornata particolare <br>nelle case in viale XXI Aprile

1977
Una giornata particolare
nelle case in viale XXI Aprile

Antonietta (Sophia Loren), casalinga, madre di sei figli, è sposata con un modesto impiegato statale, fervente fascista. Gabriele (Marcello Mastroianni) è un radiocronista dell'EIAR appena licenziato, perché la sua voce è priva di “romana virilità”.
I due abitano di rimpetto l'uno all'altra nel complesso di viale XXI Aprile progettato da Mario De Renzi tra il 1931 e il 1937. Si conoscono in una "giornata particolare", il 6 maggio 1938, mentre Adolf Hitler sta compiendo il suo viaggio a Roma, proprio quello per cui è ancora De Renzi ad aver disegnato l'apparato celebrativo per la visita del capo nazista al campo aereo di Centocelle.
Sono rimasti soli nel caseggiato, lei perché bada alla casa aspettando il ritorno della famiglia accorsa con tutti gli altri a omaggiare l'alleato tedesco, lui perché attende gli uomini che lo porteranno al confino a Carbonia.
Lo svolgersi cinematografico della storia tra Antonietta e Gabriele è noto, così come è noto il legame tra il regista, Ettore Scola, e le case in viale XXI Aprile dove nel 1995, a distanza di circa venti anni da Una giornata particolare, ambienterà anche un altro suo film, Romanzo di un giovane povero.

Su "L'Unità" del 10 giugno 2003, per celebrare l'avvenuto restauro della pellicola di Una giornata particolare, così Renato Nicolini, architetto, politico, docente universitario, e figlio di Roberto che dagli anni Cinquanta collabora con De Renzi, scrive:

"La casa di via XXI Aprile è stata scelta da Bruno Zevi per ricordare Mario De Renzi appena morto nella sua rubrica sull’Espresso. Bruno Zevi la trovava un’architettura futurista, uno scatto d’orgoglio che faceva intravedere la nuova città della cultura di massa, della modernità e della metropoli, liberandosi finalmente dallo sguardo perennemente rivolto all’indietro del barocchetto, del deco, della romanità.. La casa di via XXI Aprile, oggi vergognosamente sconciata dalla trasformazione in supermercato del cinema che De Renzi aveva progettato come una vera estensione collettiva dell’abitazione privata – bè in effetti, forse la costruzione di Roma Anni Trenta che meglio interpreta lo spirito della metropoli, della contemporanea grande città europea – che invece la retorica mussoliniana negava ed esorcizzava, in favore di una fantasmatica (e fantomatica) riapparizione dell’antica gloria imperiale nel segno della terza Roma. La decisione di Ettore Scola di ambientare in questa casa – nella casa convenzionata di via XXI Aprile – la storia che ci racconta con Una giornata particolare è un vero e proprio colpo di genio, una scelta che già da sola fa la fortuna del film. Questa casa è infatti il primo (ed ancora oggi tra i migliori, se non il migliore) esempio di una Roma che finalmente accetta il suo destino di metropoli. E’ una casa progettata sapendo che sarebbe stata riempita dalla vita di centinaia di famiglie, che ne avrebbero fissato il senso oltre le possibilità ed i limiti della forma architettonica. Ma questa casa metropoli, nel film di Scola, è deserta, abitata unicamente da Sophia Loren e Marcello Mastroianni – perché quel giorno è un giorno particolare per Roma, è il giorno dell’arrivo di Hitler - e nessuno sta in casa, perché tutti sono curiosi (o comunque sono stati precettati), vogliono vedere che cosa accade. Così la casametropoli si è svuotata, si è trasformata in qualcosa di metafisico, di curiosamente simile alle vuote piazze italiane popolate di ombre e di fantasmi del passato di Giorgio De Chirico. Da questa metafisica senza tempo filtrano brandelli, frammenti di comunicazione, ma il loro significato si è completamente invertito rispetto alle intenzioni dell’architetto progettista e soprattutto della sua committenza. La grande casa collettiva, vissuta invece dai soli due protagonisti del film, parla di solitudine. Parla del disagio di chi non riesce ad integrarsi nei miti auto referenziali del totalitarismo fascista, di chi vorrebbe una vita costruita sulla misura dei bisogni delle singole individualità e non su una presunta media collettiva che li contenga e sussuma tutti. La solitudine dell’omosessuale incontra la solitudine, entrambe inquiete e represse, della casalinga. Due forme esemplari della repressione del diverso da parte del totalitarismo mussoliniano: qualcosa che riguarda in primo luogo la sfera sessuale, dove la volontà di mantenere la donna, il femminile, in stato di passività e di dipendenza è l’altra faccia del disprezzo del «frocio». Ma come dire meglio di Carlo Emilio Gadda, della sua acutissima analisi, in Eros e Priapo, di questa fissazione fascista dell’erezione permanente, senza mai il cedimento al piacere dell’orgasmo? Scola capisce che dalla casa di via XXI Aprile emana un codice ambiguo – dove l’evocazione della metropoli porta con sé libertà, ironia, rifiuto dei comportamenti di massa – tutto l’opposto di quello che il fascismo si attendeva dal comportamento dei suoi cittadini sudditi. E la storia di Sophia e Marcello trasforma l’ architettura in evento, il monumento urbano in comportamento, dissolve nell’effimero di una giornata l’intenzione della durata. La venuta di Hitler a Roma è forse il momento in cui fitte ombre cominciano a minare il consenso di massa a Mussolini".